Chi è il mostro?

Da un vecchio settimanale anarchico, un articolo che commenta la storica sentenza su Pacciani. Sempre attuale, dato che oggi come ieri si cercano mostri per sentirsi un po’ più umani.

E’ finita. La Corte ha pronunciato il suo verdetto, Pietro Pacciani è il Mostro di Firenze, ed è stato per questo condannato all’ergastolo. Alla fine di sei mesi di dibattimenti, possiamo ora tirare un sospiro di sollievo. L’assassino è rinchiuso in carcere, la sua minacciosa presenza non ci spaventerà più. Ma noi, dopo la sua incarcerazione, siamo davvero al sicuro da ciò che è mostruoso?
Se “mostro” è sinonimo di inumano, se cioè con questo termine si vuole indicare ciò che si ritiene non possa assolutamente albergare nel cuore e nella natura di un uomo, allora Pacciani non è un mostro. Non lo è, non perché crediamo nella sua innocenza – questione che non ci interessa approfondire – ma perché in ogni caso è proprio dell’uomo uccidere anche insensatamente, per motivi che possiamo non ritenere validi. E questo anche quando si tratta di sedici omicidi compiuti per inseguire i propri fantasmi. Il mostro – chiunque esso sia – si è sporcato le mani di sangue. Questo almeno lo ha fatto e nulla potrà cancellarlo.
Ciò che è mostruoso in tutta questa vicenda – e da cui non ci riteniamo affatto al sicuro – non lo cogliamo in quanto accaduto nelle campagne attorno a Firenze, ma caso mai in ciò che è successo fuori e dentro l’aula del tribunale. Il processo Pacciani è stato esemplare nel mettere in luce la natura della Giustizia, la quale uccide anch’essa – e uccide ben più di sedici persone nell’arco di vent’anni – ma ne esce sempre immacolata, linda come la coscienza dei giudici, purificata dall’alibi dell’utilità sociale salvaguardata.
Di fronte a tanto candore, siamo al sicuro? Siamo al sicuro da una Giustizia che per esistere ha bisogno solo di sé stessa e che ormai non necessita neanche di una parvenza di “oggettività”, come dimostra un pubblico ministero capace di portare come prova d’accusa un quadro che si presume, erroneamente fra l’altro, dipinto dall’imputato? Di fronte a simili episodi siamo forse al sicuro? E dagli uomini pubblici pronti a dare il loro lapidario giudizio in merito, dai giornalisti a caccia di notizie clamorose, dai poliziotti con pruriti letterari e commerciali, dai curiosi che godono nell’entrare nell’intimità altrui, dai vendicatori disposti a fare giustizia da soli, da tutte queste mostruosità siamo al sicuro? Basta condannare un miserabile come Pacciani per allontanarle per sempre dalla nostra vita?
Inevitabile, quindi, una domanda: chi è il Mostro?

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