Le rivolte continuano

Dopo che, per la ventinovesima volta dall’inizio dell’anno, un prigioniero dello stato italiano si è tolto la vita in una cella, in varie carceri sono esplose le rivolte. Anche Marassi da qualche giorno è in subbuglio, con celle incendiate ed aguzzini feriti.
Il Grido non può tenere una cronaca aggiornata di tali rivolte. Inoltre troviamo deprimente tenere il conto delle disgrazie dei detenuti, nè ci interessa fare il tifo – come in una partita di calcio – per atti di ribellione che al momento non possiamo supportare. Ma vogliamo chiarire una cosa: il nostro non è disinteresse nei confronti di un’importante guerra tra carcerari e carcerieri. Finchè una sola cella esisterà nessuno al mondo sarà libero. Non foss’altro per questo, non foss’altro per l’angoscia e la rabbia che opprimono il cuore di una persona viva quando si trova di fronte alle mura di un carcere, noi vogliamo la fine delle galere, di chi le fa funzionare e del sistema che su di esse si regge.
Allo stesso tempo, vogliamo pure ricordare che le galere non sono una realtà parallela scollegata dal resto del mondo, come qualcuno vorrebbe farci credere. Dietro quelle mura si cela uno dei volti peggiori del potere, come dietro le mura dei cie e nelle guerre che si combattono in paesi di cui non sappiamo nemmeno pronunciare correttamente il nome. In quei luoghi che ci paiono irraggiungibili si consumano orrori che permettono al sistema economico di mantenersi opprimendo anche noi. Noi, che non abbiamo alcun motivo per sentirci liberi. Noi, che non dobbiamo credere all’illusione del benessere. Noi, che a volte arriviamo perfino a dimenticare i nostri sogni.
I meccanismi sociali, in fondo in fondo, sono gli stessi ovunque: in un cie, in una galera, in una guerra, nella società civile occidentale. Chi ne beneficia sono sempre gli stessi, i ricchi e i potenti. Chi ne soffre sono sempre gli stessi, i poveri e gli spossessati. E allora, contro ogni apparenza, un modo per dare solidarietà ai carcerati è combattere per noi stessi. Dovrebbero saperlo bene, ad esempio, coloro che passano la vita ad uscire e rientrare nelle galere, oppressi da entrambi i lati del muro. La lotta delle carceri deve essere la nostra lotta e viceversa. La lotta degli spossessati contro ogni forma di oppressione e di autoritarismo.

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