Quello che segue è un brano tratto da “Pene perdute”, di Louk Hulsman. L’autore è un professore universitario democratico olandese, fermamente convinto che il sistema penale debba essere abolito. Al di là delle divergenze tra le sue tesi e un pensiero radicalmente antiautoritario, molte delle sue riflessioni sono estremamente interessanti.
Il sistema penale deruba del loro conflitto le persone direttamente implicate. Appena un problema viene gestito dall’apparato della giustizia, cessa di appartenere a coloro che ne sono stati i protagonisti, etichettati una volta per tutte come “il delinquente” e “la vittima”.
Tanto quanto l’autore del fatto punibile, che non ritrova, nello svolgimento processuale, il senso del suo gesto, la persona colpita da quel gesto non mantiene padronanza sull’evento che ha vissuto.
La vittima non può fermare l’azione pubblica, una volta che questa sia stata messa in moto; le è vietato offrire o accettare una proposta conciliativa che potrebbe garantirle un risarcimento accettabile, o – il che a volte è la cosa più importante – darle l’opportunità di capire cos’è successo realmente e assumerlo in sé; essa non partecipa alla ricerca delle misure che saranno adottate nei confronti dell’autore; essa ignorerà quel che accadrà a costui durante la sua detenzione; non saprà in quali condizioni la sua famiglia potrà sopravvivere; non avrà alcuna idea delle conseguenze reali che l’esperienza della prigione determinerà nella vita di quest’uomo; ignorerà i rifiuti che questi dovrà affrontare quando ne uscirà.
Eppure è stata la “sua faccenda” l’origine dell’innescarsi del procedimento penale; e forse non aveva desiderato tutto quel male. Forse anche, con il tempo questa persona è arrivata a considerare il problema diversamente da come lo aveva vissuto all’inizio. Chi non sperimenta mai questa vita nascosta degli eventi dentro di sé, che cambiano d’importanza e di senso via via che li riviviamo nel contesto sempre rinnovato della nostra storia?
Quando il sistema penale s’impossessa di un affare, lo fissa per sempre così come l’ha interpretato in partenza. Non tiene assolutamente conto del carattere evolutivo dell’esperienza interiore. Sicchè alla fine ciò di cui si tratta dinanzi al tribunale non ha più nulla da sparire con quel che vivono e pensano i protagonisti nel giorno del processo. In questo senso si può dire che il sistema penale affronta problemi che non esistono.