La bilancia è sbilanciata

Il testo seguente è tratto da “Chiusi a chiave”, trascrizione di una vecchia conferenza sul carcere di Alfredo Bonanno, attualmente prigioniero dello stato greco. Riciclare le sue parole è una forma di solidarietà.

Ho parlato con tanti rapinatori e, fra i primi che ho incontrato, uno mi fece questo discorso: “Senti – mi disse – piglia un pezzo di carta, tu che sai leggere e scrivere, fatti i conti, quanto posso guadagnare in tre anni di lavoro in una fabbrica?”. (All’epoca in fabbrica si potevano guadagnare in tre anni di lavoro circa 15 milioni). E lui, continuando: “Io faccio una rapina, se mi va bene mi piglio più di 15 milioni, me ne prendo 20, forse 30, se mi va male mi faccio tre anni di carcere e sono sempre allo stesso punto. In più, anche se mi va male, non faccio tre anni di lavoro sotto un padrone che mi tortura, oppure in Germania a dormire nei container, ma sto in galera e qui, bene o male, sono rispettato, sono un rapinatore, quando esco all’aria mi conoscono come una persona seria, non come un disgraziato che vive del suo lavoro”. Io, francamente, con tutta la mia scienza, non ho saputo cosa rispondere, non mi sembrava sbagliato il suo discorso, anche ponendolo sul piano del puro calcolo monetario. E che gli potevo dire? “Ma, sai, la proprietà non si tocca”. Mi avrebbe sputato in un occhio! Cosa potevo dire? “La bilancia è sbilanciata, tu la devi riportare in equilibrio”, ma a quello la bilancia gliel’avevano sbilanciata una volta per tutte.
Come diceva Fichte, che di filosofia se ne intendeva, almeno così pensava lui: “Chi è stato defraudato di quanto gli tocca in base al contratto sociale, ha il diritto di andarselo a riprendere”, e lo diceva uno che sicuramente non era né un rivoluzionario e nemmeno un progressista.

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