Quello che segue è un breve estratto di “Pensieri sul suicidio”, di Giorgio Antonucci.
I personaggi vivi sono ricchi di contraddizioni estreme.
In ogni caso il concetto di pazzo, e in seguito il suo equivalente scientifico, il concetto di malato di mente della dottrina psichiatrica, sono usati per impedire agli uomini di affrontare direttamente le scelte difficili e inquietanti che mettono in discussione le regole di costume.
Un uomo con le sue scelte può mettere in discussione l’intera esistenza e tutte le dottrine filosofiche e tutti i pregiudizi religiosi.
Allora le scelte non accettate sono considerate come una suppurazione, come un bubbone da tagliare, come una malattia da estirpare, e gli uomini che vi sono implicati sono oggetto di ferocia smisurata.
Le scelte non ammesse sono attribuite a difetti di struttura o a errori genetici che riguarderebbero sia l’individuo sia la sua stirpe di antenati e di discendenti, come nelle superstizioni e nelle maledizioni della Bibbia in cui sono colpite intere generazioni con una logica paurosa e irrazionale
Naturalmente lo psichiatra gode della convinzione di essere scientifico ed è orgoglioso di avere sostituito i roghi con i manicomi.